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TESTIMONIANZA DI CATALINA RIVAS
Questo libro di Catalina, ispirato dal Signore, ci fa riflettere sulla Passione di Cristo, in modo particolare su quelle Sette Parole che Gesù, agonizzante sulla croce, ha pronunciato per richiamare il genere umano alla conversione.
Quelle scene e la loro interpretazione sono descritte in forma vissuta e quasi strappate dal profondo del suo essere: il lettore percepirà di essere a fianco del Signore nel momento supremo della Sua vita sulla terra e sentirà rivolto a lui lo sguardo d'amore infinito del Figlio di Dio che gli dice: "L'ho fatto per te".
DAL TESTO:
I soldati avevano finito di porre Gesù sulla croce. Fino a pochi minuti prima si era potuto sentire il colpo dei chiodi, il primo colpo ammortizzato dalla sua carne verginale, e poi secco, contro il legno. Ed Egli non rispondeva, perdonava e pregava, e il silenzio cresceva nelle gole mentre si aspettavano le prime parole o l'urlo di dolore del crocifisso.
Quando hanno sollevato in alto la croce, il pianto delle donne ha rotto il silenzio e allora è ricominciato l'orrore: le grida, gli insulti, le burla, gli sputi. La sfida a Dio, in quel preciso istante nel quale si confrontano l'odio e l'Amore, la superbia e l'Umiltà, il diabolico e il Divino, la ribellione e l'Obbedienza alla Volontà di Dio!
Gesù mi ha guardata, ed è stato come se i suoi occhi chiari mi sollevassero, mi risvegliassero dal mio stato di morte per sentire che mi stavo perdendo nella profondità di quel dolore... Ha cominciato di nuovo a parlarmi, le sue Parole hanno trovato un'eco nel mio cuore, come se d'un tratto si fosse formata una enorme apertura. Tristemente mi ha detto:
"Sono stato sottoposto a un giudizio nel quale non c'erano elementi per accusarmi, poiché nessun male avevo fatto. Mai ci fu sulla mia bocca una menzogna, e anche i falsi testimoni convocati davanti a questo infame giudizio, per parlare contro di me, mancavano di ogni coerenza tra loro. Il mio unico peccato e la causa della mia condanna a morte è stata l'affermazione, che non poteva essere negata davanti a nessuno, che Io ero il Figlio di Dio".
Tacque, e io mi sentivo scossa davanti a quel tormento morale e fisico. Quante cose passavano nella mia mente in pochi secondi! Quanti sentimenti, che neanche potrei spiegare!
Poco dopo, la sua voce, con un tono forte ma calmo, con parole a tratti interrotte, mi ha riportata alla realtà e ho potuto sentire ciò che forse nessuno dei presenti si aspettava di udire dalle labbra di quel condannato a morte:
"Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno...".
Tutti rimasero muti davanti a queste parole: molti di loro, profondamente scossi nell'udirle, finirono col riconoscere davanti a Chi si trovavano.
Quale ingiusta ironia! La sua sentenza di morte era stata emessa perché si era proclamato Figlio di Dio. Perché aveva osato chiamare Dio 'Padre', 'Abbà', oppure 'amato Papà', 'Paparino', come molti direbbero oggi. Per questo hanno emesso quella sentenza... E tuttavia sta chiedendo al Padre suo di avere Misericordia per i suoi carnefici. Sta implorando che questo grave peccato non venga tenuto in conto da suo Padre Dio. E con questo atto sta dando l'esempio migliore di tutto ciò che ci ha trasmesso negli anni della sua predicazione. Sta dando una testimonianza viva, nei fatti, di quanto ci ha insegnato: amare e pregare per i nemici, per chi ci fa del male.
Le parole che un giorno si erano udite dalle sue labbra sul monte delle Beatitudini, le stava ora convertendo in azione, su quel monte chiamato 'Golgota' o 'del Cranio'...
Quanto aveva goduto satana della Passione del Figlio di Dio! Tuttavia, se prima lo aveva fatto ridere il dolore di Gesù, adesso con queste parole ululava per l'ira, e correndo andava a mettersi dietro quei mostri che torturavano il Figlio dell'Umo, quell'Uomo dal quale 'l'angelo malvagio' o 'diavolo' era stato scacciato dal Cielo.
In questo modo, poteva ottenere che la crudeltà dei carnefici si accanisse ancora di più contro Gesù, al punto da sfidarlo a scendere dalla croce. E questo sarebbe stato il trionfo: che Gesù accettasse la sfida, per cadere così nella tentazione della disobbedienza e della superbia.
Il nemico delle anime si contorceva per la rabbia, poiché si è compiuta la sentenza: il Figlio della Donna della Genesi, stava calpestando la sua testa per guadagnarci l'entrata in Cielo, e non con spade o con armi, non con carri carmati o aerei da guerra, come vengono vinte le battaglie sulla terra per giustificare le nostre miserie, ma con un Uomo distrutto su quella croce...
Quest'Uomo che come perdonò a Pietro, alla donna adultera, alla Maddalena e a tanti altri... nello stesso modo chiede umilmente perdono al Padre, per insegnarci che la dolcezza e l'amore sono più forti della superbia, della frusta, dell'atteggiamento autosufficiente e della prepotenza.
Per insegnarci che il nobile, il sapiente e il Santo li si riconosce per la loro semplicità e per la loro umiltà, e non per le loro espressioni orgogliose o i possedimenti terreni; ma per la loro indole, capace di accettare la sofferenza, ma non di far soffrire gli altri.
IMPRIMATUR
PRESENTAZIONE
PROLOGO
DEDICHE
PRIMA PAROLA
"Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno..."
SECONDA PAROLA
"In verità ti dico, oggi sarai con me in Paradiso"
TERZA PAROLA
"Donna, ecco il figlio tuo... Figlio, ecco la Madre tua..."
QUARTA PAROLA
"Ho sete..."
QUINTA PAROLA
"Signore, Signore, perché mi hai abbandonato?"
SESTA PAROLA
"Tutto è compiuto...!
SETTIMA PAROLA
"Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito"
NOTA DEGLI EDITORI
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