Francesco Guarino e Marcello Stanzione
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Nel 2002 in piazza san Pietro, davanti a un’immensa folla di fedeli, Giovanni Paolo II canonizzava padre Pio da Pietrelcina.
A più di vent’anni da questo evento, con un linguaggio semplice, scorrevole e divulgativo, Francesco Guarino, esperto studioso di san Pio, e Marcello Stanzione, scrittore, angelologo e teologo, ci offrono non la solita biografia del serafino del Gargano, ma un itinerario nel quale emerge tutto lo spessore mistico e spirituale del santo: i fenomeni mistici, i suoi carismi...
Un affascinante viaggio nella santità di padre Pio.
Francesco Guarino, nato a Frignano (CE) nel 1969, ha conseguito la Licenza in Teologia, il Diploma in Counseling e la Laurea in Scienze dell’Educazione presso l’Università Pontificia Salesiana con una tesi sull’Epistolario II di padre Pio. Saggista, agiografo e studioso della figura di San Pio da Pietrelcina, ha scritto diversi libri e articoli su riviste. È direttore del sito www.scrittoripersanpio.it
Marcello Stanzione, nato a Salerno nel 1963, è stato ordinato sacerdote nel 1990 ed è parroco di Santa Maria La Nova in Campagna (SA) da oltre un trentennio. Ha rifondato l’Associazione Cattolica Milizia di San Michele Arcangelo per la retta diffusione della devozione ai santi Angeli. Ha scritto oltre 300 libri su tematiche di spiritualità cattolica tradotti in 8 lingue.
DAL TESTO:
Le difficoltà incontrate per entrare a far parte della schiera dei figli di San Francesco, avevano scoraggiato il sedicenne Francesco, il quale credeva di non essere all’altezza della missione che il Signore gli stava chiedendo. A fugare però ogni dubbio e timore interviene una straordinaria visione pochi giorni prima del suo ingresso nel convento, che egli stesso, quando i superiori gli impongono per santa obbedienza di scrivere un diario, descrive così:
«Vidi al mio fianco un uomo di rara bellezza, che mi invitò a seguirlo, dicendo: “Vieni con me perché ti conviene combattere da valoroso guerriero”. Fui condotto in una spaziosissima campagna, tra una moltitudine di uomini, divisi in due gruppi: da una parte uomini di rara bellezza, di bianco vestiti; dall’altra, uomini di orrido aspetto, vestiti di nero con ombre scure. Mi venne incontro un uomo di smisurata altezza da toccare il cielo con la testa, con un volto orrido, il personaggio al mio fianco mi invitò a battermi, contro il personaggio mostruoso. Rivolgendomi all’uomo al mio fianco, chiesi di essere risparmiato, ma questi mi rispose: “Vana è ogni tua resistenza; con questo ti conviene azzuffarti. Fatti animo, entra fiducioso nella lotta, avanzati coraggiosamente, che io ti sarò d’appresso, ti aiuterò e non permetterò che egli ti abbatta”. Accettai lo scontro, risultò terribile, con l’aiuto del personaggio luminoso, a me vicino, ebbi la meglio e vinsi. Il personaggio mostruoso scappò, si trascinò dietro quella gran moltitudine di uomini di orrido aspetto, fra urla, imprecazioni e grida da stordire. L’altra moltitudine di uomini sprigionò voci di plauso e di lodi verso colui che mi aveva assistito in sì aspra battaglia. Il personaggio splendido più del sole, pose sulla mia testa una corona di rarissima bellezza, che vano sarebbe descriverla. La corona venne subito ritirata dal personaggio buono, che guardandomi precisò: “Un’altra più bella ne tengo per te riservata. Se tu saprai lottare con quel personaggio col quale or ora hai combattuto. Egli ritornerà sempre all’assalto, ma tu combatti da valoroso e non dubitare mai del mio aiuto. Non ti spaventi la di lui molestia, non paventare della di lui formidabile presenza, io ti sarò vicino, io ti aiuterò sempre, affinché tu riesca sempre a prostrarlo”».
In questa visione, che per Francesco fu come una scena dell’apocalisse di San Giovanni, gli viene prospettato tutto l’arco della sua futura esistenza: una continua ed estenuante lotta contro il demonio. Lo stesso padre Pio, in una nota autobiografica scritta molti anni dopo, ci dà il significato di questa visione:
«Fui istantaneamente investito da luce soprannaturale interiore. Per mezzo di questa luce purissima compresi che la mia entrata in Religione per dedicarmi al servizio del Celeste Monarca altro non era che l’esporsi alla lotta con quel misterioso uomo d’inferno con il quale avevo sostenuto la battaglia. Compresi ancora, e questo valse a rincuorarmi, sebbene i demoni sarebbero stati presenti ai di lei combattimenti per ridersi delle di lui sconfitte, dall’altro lato non vi era da temere perché ai di lei combattimenti avrebbero assistito gli Angioli suoi per applaudire alle sconfitte di Satana».
La visione che Francesco ha è chiara: tutta la sua vita sarà una continua lotta contro il misterioso uomo con il quale aveva sostenuto la battaglia. Ma, nonostante la potenza e la forza del nemico, egli non doveva temere perché l’uomo luminoso, Gesù Cristo, gli sarebbe stato vicino per aiutarlo e premiarlo per il coraggio.
In effetti, tutta la vita di padre Pio sarà realmente una battaglia continua contro Satana e i suoi principi. In ogni scontro duro, egli, pur riportando percosse ed insulti, vincerà sul nemico, il quale ne esce non solo sconfitto ma soprattutto umiliato e deriso.
DAL TESTO:
IL PROFUMO DI PADRE PIO
Questo carisma divino, detto “osmogenesi”, consente di sentire un soave e dolce effluvio dalla persona che lo sprigiona. In padre Pio, questo profumo assunse diverse caratteristiche: di rose, di incenso, di acido fenico e di altro.
Padre Agostino, nel suo Diario, afferma: «Sentii parecchie volte il profumo che molti sentono. Anche dopo la partenza da San Giovanni Rotondo lo sentii». Ad alcune persone che gli chiedevano spiegazioni in merito al profumo, padre Pio rispose: «È segno che sono vicino all’anima».
Dio permette che dal corpo di padre Pio si sprigioni un soave profumo per farsi riconoscere, ma solo da alcuni è percepito. A padre Gianbattista Colavita, il santo di Pietrelcina disse che tale profumo «è sempre una protezione e Iddio assiste chi l’avverte».
È un profumo che si percepisce a distanza, come un qualcosa portato dal vento e che anche dopo la sua morte si continua a sentire, come asseriscono molte persone in tutto il mondo.
Il dott. Giorgio Festa, il medico che visitò le stimmate e che lo difese argutamente contro lo scetticismo di qualcuno, ci lasciò una testimonianza preziosa:
Era un profumo piacevole, qualche misto di violette e di rose. Si consideri che fra i tessuti di organismo umano il sangue è quello che più rapidamente va in decomposizione. In ogni caso non ha mai piacevoli emanazioni.
Il profumo, dunque, è una grazia particolare che Dio concede solo ad alcune anime sante. Quando santa Teresa d’Avila morì, l’acqua con la quale fu lavato il suo corpo restò profumata. Mentre il corpo di san Domenico, molto tempo dopo la sua morte, fu trovato perfettamente conservato ed esalante un odore celestiale.
In padre Pio, la prima ad accorgersi di tale profumo fu la sua figlia spirituale Nina Campanile. Un giorno del gennaio 1918, salì al convento insieme all’amica Girolama Longo nella speranza di vedere padre Pio. Mentre si trovavano in chiesa, Nina fu investita da un intenso profumo di viole. Si meraviglia che in pieno inverno si possa percepire un simile profumo. All’improvviso, padre Pio esce dalla sagrestia, lasciando dietro di sé una scia di profumo. Qualche giorno prima, il Padre aveva tenuto una conferenza sulla povertà ed alla Campanile scappò: «I frati adesso usano delle saponette tanto ricercate che conservano il profumo a lungo?».
Uscite sul sagrato, si associarono alle altre che andavano raccontando: «Che profumo si sente dal Padre, che profumo si sente dal Padre! Si avverte anche da lontano!».
Allora lei, confermando quanto le altre asseriscono, comincia a raccontare l’esperienza fatta di fresco in chiesa.
Sopraggiunge in quel momento Padre Pio che, imbarazzato, cerca di far cambiare discorso a Nina con delle occhiate o con qualche colpettino di gomito. Ma lei è inarrestabile.
Allora il santo esclama: «Ma che profumo e profumo! Forse voi avete sentito qualche puzza, visto che ho mangiato i fagioli!».
Il giorno dopo, Nina si recò in convento per un colloquio spirituale con padre Pio, che le chiese: «Veramente ieri sentivate il profumo?».
«Eh, Padre, certamente! E perché voi non lo sentite?».
«No, no, e no! Ti asserisco che io non lo sento», rispose. Poi spiegò: «Senti, questi doni il Signore li dà alle anime non per la santificazione personale, ma perché siano di attrattiva per altre anime da portare al Signore, come la scrutazione dei cuori, la chiaroveggenza, lo spirito di profezia. Tutte queste cose non accrescono la grazia santificante, ma son mezzi per chiamare altre anime a Dio».
Sempre Nina Campanile racconta del profumo che emanava la sua biancheria:
«A lavare la biancheria del Padre – dice – era Rosinella Gisolfi e gliela portavo io. Ogni giovedì al pomeriggio avevo il colloquio spirituale. Il Padre scendeva in foresteria, ove io aspettavo, ed in una federa mi portava il ‘cambio’. Quella biancheria emanava un profumo intenso, eccezionale. Le mie mani ne rimanevano impregnate».
Anche i frati sentivano il profumo. Padre Federico Carozza disse: «Per sapere dove stava padre Pio, bastava seguire la scia del suo profumo».
Un giorno la contessa Telfener gli chiese: «Padre, alcuni sentono il profumo di violette, altri di rose o di mughetto, altri invece di acido fenico. C’è un significato in questa differenza?».
Padre Pio rispose: «Indica solo la mia presenza».
Introduzione
- Vivere da santo nella modernità
Capitolo I
- La vocazione religiosa
Capitolo II
- Sette anni a Pietrelcina
Capitolo III
- I fenomeni mistici e i divini carismi
Capitolo IV
- La guida delle anime sante
Capitolo V
- A San Giovanni Rotondo
Capitolo VI
- Le opere spirituali e sociali
Capitolo VII
- Il Cireneo di tutti
Capitolo VIII
- I Miracoli della santità
Capitolo IX
- Il Messaggio di san Pio da Pietrelcina
Appendice 1 - Preghiere a san Pio da Pietrelcina
Appendice 2 - Biografia essenziale della vita di san Pio
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