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"Ti è mai capitato di alzarti la mattina con la consapevolezza di avere di fronte a te un nuovo giorno da affrontare, senza sentire in te la minima forza per farlo, mentre la tua volontà sembra completamente scomparsa nel profondo senso di solitudine che non ti lascia neppure quando stai in mezzo alla gente?"...
Ogni persona, nel corso della propria esistenza, si pone domande alle quali non riesce a dare risposte certe. È come camminare nella nebbia!
Dopo aver avuto, per grazia, la possibilità di incontrare il Signore, l'autrice afferra la Sua mano e, nel lasciarsi condurre da Lui, riceve, strada facendo, innumerevoli risposte. Alla luce di Cristo tutto acquista un significato che va oltre l'apparenza terrena.
Certa che la raccolta di esperienze maggiormente significative, vissute in prima persona, possa essere una fonte di chiarezza e arricchimento anche per altri, credenti e non credenti, l'autrice ne fa dono al lettore. Con l'augurio che ciascuno possa trovare all'interno di questi scritti le risposte che sta cercando.
COMMENTO DI UN LETTORE: "L'ho letto tutto d'un fiato! È così scorrevole che non riesci a smettere di leggerlo. Bellissimo! È un libro che in me ha lasciato il segno. Lo voglio regalare a delle persone che conosco, anche se non sono molto credenti".
DAL TESTO:
Avevo ormai visto sfumare gran parte della mia gioventù, insieme ai sogni, ai progetti, alle amicizie e ad alcuni affetti molto cari. La mia cattiva salute imperversava e sembrava non essere assolutamente consenziente a concedermi una tregua, mentre tutti coloro che si erano fino ad allora impegnati per capirci qualcosa, in realtà avevano solo potuto accrescere la loro confusione ed il loro sconcerto.
Proprio in quel periodo sentii parlare di un piccolo paese della Bosnia Erzegovina, chiamato “Medjugorje”, dove si diceva che da anni la Madonna appariva quotidianamente a dei ragazzi.
In quei tristi giorni la guerra infuriava su quella terra lontana, ma si diceva che la piccola cittadina fosse “protetta” e infatti non fu neppure minimamente toccata dalla guerra.
Sentii parlare di un gruppo di persone (che non conoscevo) che stavano raccogliendo farmaci, generi alimentari, vestiario ed altre cose materiali di prima necessità, per intraprendere insieme quel viaggio che li avrebbe condotti a fornire ai profughi di guerra il loro aiuto e la loro solidarietà, e poi giungere in pellegrinaggio a Medjugorje, dove la Madonna si era presentata come Regina della Pace.
Ti è mai capitato di attraversare un momento nella tua vita in cui senti dentro una sofferenza enorme che non sai sfogare, che non riesci ad accettare, che ti appare insostenibile? Ti è mai capitato di stare male fisicamente e di sentire che tutto ciò che credevi una certezza, non ha improvvisamente più alcun senso? Ti è mai capitato di alzarti la mattina con la consapevolezza di avere di fronte a te un nuovo giorno da affrontare, senza sentire in te la minima forza per farlo, mentre la tua volontà sembra completamente scomparsa nel profondo senso di solitudine che non ti lascia neppure quando stai in mezzo alla gente?
Ti è mai capitato di non saper più decifrare il significato della parola “speranza”? Ecco, io mi sentivo pressappoco così: un’arancia senza succo – una macchina senza benzina – una vita senza senso!
Per questo una mattina, dopo aver pianto tutte le mie lacrime, esclamai a voce alta quasi fosse la voce della mia più totale convinzione: “Voglio morire!”. Eppure qualcosa continuava contro ogni mio desiderio o volontà, a ripetermi dentro: “No, tu desideri vivere, ma non ne sei capace! È questo il tuo vero problema!!!”.
Cominciai a pensare con crescente interesse di intraprendere con gli altri quel famoso viaggio di cui si parlava in giro, come fosse per me una ragionevole soluzione. Mi rivolsi a Gesù senza quasi rendermene conto: “Signore, se davvero Tu esisti e a Medjugorje appare tua Madre, lascia che io la incontri! Permettile di spiegarmi il senso della mia vita!!! Ma se Tu non ci sei, allora spero con tutto il cuore di rimanere colpita da una bomba prima ancora di raggiungere quel luogo.
Così almeno morirò facendo qualcosa di buono, offrendo il mio contributo per alleviare la sofferenza di coloro che, per motivi diversi dai miei, stanno comunque soffrendo molto”.
In famiglia non erano affatto d’accordo: “Ma dove vuoi andare?… Stai male! C’è la guerra!…”, ma trattandosi della scelta consapevole di una persona ormai adulta, non poterono impedirmelo. Durante il viaggio cercai di familiarizzare con gli altri, ma stavo male a tal punto da sentirmi lontana da tutti loro, anni luce. Mi assaliva ripetutamente un pensiero, divenuto ormai per me simile ad un tormentone: “E se invece la Madonna non c’è ed io rimango colpita da un proiettile al ginocchio destro? Potrei perdere l’uso della gamba e tornare a casa con un problema in più, senza aver minimamente risolto tutti gli altri!”. Questo pensiero era davvero insistente e si sommava a tutti gli altri, tanto da crearmi una situazione interiore pressoché insostenibile. Per fortuna, nonostante tutti i miei problemi e le molteplici difficoltà, arrivammo in quella terra pregando e cantando e, dopo aver traversato un mare “forza sette” che ci aveva dato non poco filo da torcere, trovammo il sole. Dopo una lunga attesa alla dogana per timbrare i documenti e far effettuare gli allora scrupolosi controlli sul carico e la merce trasportata, riprendemmo il nostro viaggio in pullman sulla terraferma. Il Sacerdote che ci accompagnava, dopo aver pregato con tutti noi, chiese a Dio una Parola, che ci fu data dalla lettura della Sacra Bibbia che egli portava sempre con sé. Quella Parola mi rimase molto impressa e diceva pressappoco così: “Allora si apriranno le orecchie dei sordi, si scioglierà la lingua del muto, sorgeranno lieti dai loro giacigli… tutti comprenderanno le parole di un libro e il brontolone smetterà di lamentarsi!”.
Io non compresi allora, ma quelle parole mi rimasero nel cuore.
La strada si snodava intanto di fronte a noi costeggiando un mare bellissimo. Il panorama tutt’intorno era davvero straordinario. Costoni argentei di roccia altissima si stagliavano a picco parendosi immergere direttamente nell’azzurro delle onde, che, beffarde ma scherzose, riversavano su di loro miriadi di piccole gocce riunite e compatte a formare una suggestiva schiuma bianca. E noi, pellegrini sospesi, in mezzo a tutto questo proseguivamo il nostro viaggio ammirati, fino a raggiungere l’entroterra dove lo spettacolo si faceva letteralmente “truce”. Molteplici segni di quell’assurda guerra erano rimasti su edifici, case, chiese, a deturparne l’aspetto e l’armonia e persino la campagna circostante risultava bruciata e annerita dalle esplosioni e dal passaggio di tanta barbarie e violenza. Ovunque, piccoli e grandi cimiteri con insegne di merito ai caduti, affissi a quelle croci che nel silenzio parlavano al cuore di ogni passante, il linguaggio straziante di vite stroncate, di speranze ormai spente, di famiglie distrutte, di bambini rimasti orfani, di giovani madri ormai vedove, dell’Amore eternamente crocifisso in nome dell’odio e della guerra.
Arrivati in prossimità di un piccolo paese, poco distante da Medjugorje (se non erro, circa quaranta km) la gente sul pullman cominciò a parlare estasiata di un certo frate, che a detta di tutti pareva avesse un forte ascendente sugli animi, avendo ricevuto da Dio dei doni particolari e, in special modo, l’impareggiabile carisma di riuscire a leggere nel cuore della gente.
Ognuno faceva il proprio commento a favore di padre J., nome che sentivo per la prima volta. “… È veramente particolare… e poi ha una voce che ti fa sentire in Paradiso!!!”. Intanto, fra un’esagerazione e l’altra, si sentivano colpi e spari ed in me cresceva la rabbia nei confronti di quel parlare che come ho già in parte espresso mi pareva esagerato e del tutto fuori luogo. “E chi sarà mai questo?”, pensavo, mentre ero più attratta dalla situazione in cui ci trovavamo immersi e da come tanta gente dovesse conviverci ogni giorno. D’altra parte eravamo obbligati a fermarci da padre J., in quanto era lui che faceva capo al deposito degli aiuti umanitari da smistare poi fra coloro che ne avevano maggiormente bisogno. Ho saputo in seguito che lui si era assunto questo compito, affinché altri non avessero a correre rischi eccessivi, in quanto, come si può ben capire, vigeva nell’aria una certa diffidenza per gli sconosciuti.
Quando arrivammo al convento di Siroki-Brijeg, dove padre J. risiedeva, io afferrai la macchina fotografica e scesi dal pullman. Erano gli uomini che si occupavano di scaricare e depositare la merce, io volevo solo racimolare qualche ricordo, nel caso tutto fosse andato per il meglio e io fossi tornata dai miei a casa, carica di un nuovo senso da dare alla mia vita e di qualche bell’immagine e racconto da condividere con gli altri.
Era gennaio e faceva molto freddo. La gente incappucciata non sostava fuori, ma cercava rifugio dal gelo entrando in chiesa. Io ammirai quel grande piazzale deserto e, volendo fare una bella foto alla facciata della chiesa, notai subito una chiara nota di disturbo: un fraticello stava passeggiando col suo breviario in mano, proprio davanti alla facciata che avrei voluto fotografare, guastandomi lo scenario! Ricordo di essermi irritata e di aver pensato: “Ma questo, proprio qui doveva mettersi?”. All’istante sentii gli occhi di quel frate su di me, il quale pareva avesse ascoltato i miei pensieri, infatti, molto discreto, subito si allontanò. Poco dopo, soddisfatta per la foto, entrai in chiesa dove il “famoso” padre J. avrebbe dovuto intrattenerci con la sua catechesi. Non so dirti il mio sconcerto, quando lo vidi entrare. Era proprio lui, quel frate discreto che si era allontanato per lasciarmi scattare la foto, mentre tutti i presenti avrebbero fatto carte false per avvicinarlo personalmente e poterlo fotografare.
Cominciò a parlare. Aveva veramente una bella voce, che, insieme al silenzio e alla sacralità del luogo, favoriva l’ascolto interiore, la riflessione e la preghiera. Le sue prime parole furono particolarmente accoglienti: “Benvenuti alla scuola dell’Amore!”.
Lo ascoltai per circa due ore e mi resi conto che tante delle cose che lui diceva erano le stesse che avevo già sentito svariate volte da altri sacerdoti, ma stranamente sentivo in me come qualcosa sciogliersi e quelle stesse parole si riempivano di significato e contenevano in sé il desiderio di andare oltre, di saperne di più. Tutto ciò che fino ad allora mi era parso noioso e banale, adesso sembrava improvvisamente molto interessante, in quanto per la prima volta riuscivo a sentirlo col cuore e diveniva quindi l’unica chiave di lettura per ogni situazione della vita. Al termine della catechesi ci furono concessi alcuni minuti di pausa, prima dell’inizio della Santa Messa.
Uscii silenziosamente e gironzolai un po’, decisa a sbrigare in fretta certe faccende personali, quando, inaspettatamente, vidi padre J. che mi stava dinanzi, presso la cappellina adiacente, con le braccia aperte in segno di accoglienza, e salutandomi mi disse:
“Ti stavo aspettando!”.
Non so cosa sia realmente successo. Posso solo dire che in quell’esatto momento, pur continuando a vedere materialmente la stessa persona, ebbi in me l’assoluta certezza di parlare direttamente con Gesù. Conversammo a lungo. Lui pregò su di me imponendo le mani e borbottando qualcosa nella sua lingua. Non so cos’abbia detto, so soltanto che me ne andai da lì piena di gioia, interiormente certa che quel viaggio avrebbe cambiato la mia vita.
Non avevo risolto i miei problemi, non avevo ricevuto risposta a tante, forse troppe, mie domande, ma ero certa di aver incontrato, in quella persona, Qualcuno che mi amava, che aveva a cuore ogni mio respiro, ogni battito del mio cuore, ogni istante della mia vita: Gesù!!!
Così, nel ripartire da quel luogo incantato, magico, ma estremamente vero, mi rivolsi nuovamente a Gesù dicendo: “Non mi importa di non capire tante cose. Ora so che Ci Sei! Ho sentito Cosa Sei e cosa sono io per Te! Se tu lo vuoi, proseguirò il mio cammino con Te e, strada facendo, quando riterrai che io sia pronta, mi farai capire tutto ciò che adesso mi impegno ad accettare, perché so che viene da Te, anche se non lo capisco, anche se la mia razionalità umana mi porta a pensare che non sia giusto. Mi fido di Te! Grazie di questo incontro!!!”.
Ripartimmo alla volta di Medjugorje. La prima cosa che vidi quando il pullman si fermò nella piazza della chiesa, fu una statua bianca della Madonna, situata al centro di una piccola aiuola in quella stessa piazza. Sentii subito il desiderio irrefrenabile di correrle davanti per inginocchiarmi e ringraziare, e così feci.
Corsi e mi gettai letteralmente ai suoi piedi, sbattendo quasi, con il naso, sulla piccola ringhiera di recinzione sulla quale era appeso un Crocifisso di ferro che catturò immediatamente la mia attenzione. Quel Crocifisso era rotto. Gli mancava la gamba destra dal ginocchio in giù. Non posso spiegarti cosa mi sia successo dentro, non ci riuscirei! Posso solo dire che Gesù, quello stesso Gesù che nella persona di “un povero frate francescano” (come ama definirsi padre J.) mi aveva parlato, adesso aveva voluto togliermi anche quell’ultima preoccupazione: “Non ci pensare, la gamba, insieme a tutto il resto, ce l’ho già messa Io!”.
Da quell’istante in poi, per me quel viaggio, come del resto tutti i successivi, sono stati il susseguirsi di un continuo e ripetuto miracolo, fuori e dentro di me.
Come posso spiegarti la meravigliosa metamorfosi che sentivo in me e che non è più cessata, neppure nei miei momenti di stanchezza e di sfiducia che di tanto in tanto tornano a tormentarmi? È come se ad un certo punto mi fosse caduto un massiccio tendaggio dagli occhi ed io potessi vedere per la prima volta in modo autentico, l’eterno spettacolo del creato nella sua maestosa bellezza, dove tutto, dalla natura, agli incontri, ai fatti, alle circostanze, mi parlava di Dio e del suo continuo operare con Amore nella vita di ciascuno dei suoi figli.
Ho conosciuto gente nuova e l’ho incontrata davvero! Non ero più sola! Sentivo ovunque e soprattutto nell’aria che respiravo e che mi entrava dentro, quella misteriosa e permanente carezza Materna, quella dolcissima Presenza di Pace!!! Non mi sentivo in viaggio, lontana da casa, anzi! Mi sentivo invece al sicuro, protetta. Come chi, dopo un lungo e torturante esilio, si trova finalmente in patria, a casa, dalla Mamma.
Eravamo diventati tutti amici e appariva tangibile il fatto che le nostre storie ed esperienze personali fossero intessute insieme con incredibile maestria da Qualcuno che ci aveva scelti con scrupolosa attenzione e non certo a caso, per creare una stoffa preziosa. Le nostre preghiere, come le armoniche note di un canto, a formare la melodia del Padre. I nostri gesti d’Amore, come colori di un quadro dipinto dalla Madre per Gesù. E cosa dirti poi del canto degli uccelli, che non cessava mai, ma puntualmente si interrompeva di colpo durante il tempo esatto dell’estasi dei veggenti? Tutta la natura lodava la presenza della Madre di Dio. E cosa dire della danza del sole? E dell’arcobaleno attorno alla luna durante le apparizioni notturne? Di tanti altri segni tangibili che chiunque può sperimentare nell’infinita fantasia e generosità dell’Onnipotente? E come raccontarti delle inspiegabili guarigioni spirituali e corporali? Come farti capire il desiderio di pregare che sovrasta ogni altra cosa, e tutto ciò che non riesci a sperimentare allo stesso modo allontanandoti da lì?
Come posso spiegare, a te o anche a me stessa, di come pur soffrendo terribilmente io riuscissi a piangere per la gioia nello sperimentare quella meravigliosa Pace interiore?
Tornando a casa, l’amara delusione: vorresti condividere tutto. Vorresti che anche gli altri sentissero, vedessero, sperimentassero la tua gioia. Mentre forse restano in primo luogo delusi perché non è avvenuto in te il miracolo della guarigione fisica. Loro non possono capire perché non hanno vissuto interiormente quell’esperienza. Qualcuno ti prende per pazza, pensando che forse l’aggiungersi dello stress per il lungo e trafficato viaggio abbia contribuito a mandarti completamente fuori di testa. Qualcuno pensa che tu sia esaltata nel tentativo estenuante di trovare risposte e soluzioni.
Qualcuno, forse più sensibile, intuisce quanto ti senti amato, e diventa geloso perché non riesce a sentire in sé lo stesso amore verso se stesso. Qualcun altro si allontana da te annoiato, come una volta lo eri tu sentendo parlare di Dio e di Preghiera. Più ne parli, più cerchi di trasmettere la tua esperienza, più ottieni l’effetto contrario e tutto questo si aggiunge agli stessi problemi che avevi prima di partire, che tenaci ti hanno seguito ed atteso e che adesso si sommano alla sofferenza per questa nuova situazione che si va creando.
Qualcuno vorrebbe che tu tornassi ad essere quella di prima, ma tu non puoi perché qualcosa in te è radicalmente cambiato e da questo non esiste ritorno.
L’entusiasmo che è in te ti spinge a reagire in modo diverso da come avevi sempre fatto. E così ti ritrovi a lottare da sola contro i mulini a vento, come si suol dire, ma con una nuova forza, perché il vento dello Spirito soffia forte in te e per te e ti aiuta a comprendere che ciò che puoi fare per trasmettere la tua esperienza, non è tanto il parlarne per non essere ascoltata e disperdere così la tua gioia, ma impegnarti per imparare a vivere ogni giorno ciò che la Madre a Medjugorje ti ha insegnato e posto nel cuore, affinché tu possa avere sugli altri lo stesso incredibile effetto che, vivendo i suoi messaggi, altri hanno avuto su di te.
Torni poi a sentire forte in te la chiamata e il desiderio di tornare a Medjugorje e di nuovo corri per lasciare le tue stanchezze e caricarti di forza ed entusiasmo sempre nuovi, e rivivi ogni momento nuovi miracoli che si mimetizzano nella povertà di tre pietre, due monti, quattro case ed una chiesa, ma che si stabiliscono come marchio a fuoco nel tuo cuore e si sprigionano poi zampillando in sorgenti d’acqua viva per gli altri, quando meno te lo aspetti, quando ti sembra di aver sciupato tutto, quando di nuovo ti senti inutile e stanca.
E nel donarsi agli altri attraverso di te, ti donano ancora nuova energia e ti aiutano a vivere e a crescere. Per questo, in un impegno di vita costante, non si riesce poi a contenere la Parola di chi è chiamato a gridare nel deserto. Si è diventati testimoni, discepoli, apostoli. Per questo voglio parlarti di ciò che è successo a me, come un dono prezioso che non posso e non voglio tenere solo per me, ma che desidero porgerti con gioia, sebbene attraverso tutta la mia miseria umana, attraverso il dolore e la sofferenza, attraverso i quali questo dono si concretizza. La Madonna ci insegna, infatti, che solo la via della croce può condurre alla gioia vera e alla salvezza eterna.
Tornando al racconto di quell’esperienza a Medjugorje, il viaggio di ritorno lo facemmo di notte. Ci avevano raccomandato di rimanere nel pullman in silenzio e al buio, e ci avevano indicato quali strade fossero meno pericolose per via della guerra. Capisci bene che in tal contesto la cosa più conveniente da fare era dormire, e, mentre gli altri ronfavano già, anch’io, sebbene molto eccitata, ci provai. Quando mi fui appena assopita, una voce mi chiamò per nome, ma, non rendendomi conto di chi mi avesse chiamato, mi accovacciai di nuovo sul sedile, decisa ad ignorare l’accaduto. La stessa cosa si ripeté per ben tre volte e a quel punto mi spaventai, poiché ero sicura che intorno a me tutti stessero dormendo.
Cercando di farmi coraggio, mi decisi ad andare in cima al pullman per parlare con il Sacerdote. Anche lui stava riposando. Mi scusai, domandai il permesso e gli raccontai di quella voce che sentivo e che per ben tre volte mi aveva chiamata per nome. Mi spiegò che anche ad un certo Samuele, personaggio biblico, era accaduta la stessa cosa e di come lui avesse poi ricevuto dei compiti particolari da Dio. Poi aggiunse che non bisogna comunque pensarci troppo e che se fosse stato Dio a chiamarmi, avrebbe sicuramente saputo come farmi capire in seguito. Mi dette poi un altro consiglio che ricordo molto chiaramente: “Considera come nella storia Dio è ricordato per certi suoi gesti o interventi. Prova a pensare come lo ricordiamo nella preghiera del ‘Credo’. Mi sembra importante che tu tenga un diario, un quaderno, dove annotare tutto ciò che Dio opera nella tua storia personale, affinché il ‘tuo Credo’ sia costantemente alimentato dal ricordo sempre vivo e presente di ogni Suo intervento nella tua vita, di ogni suo particolare gesto o incontro con te”.
Nel proseguire della mia vita, quel consiglio si è rivelato estremamente prezioso ed, in virtù di questo, adesso posso ricordare di come scrivendo quel tema “Un giorno mi sveglio bambina”, io avessi sentito la tristezza del Cielo e ne fossi stata dispiaciuta, e di come da allora in poi e credo anzi, da sempre, il Cielo sentisse la mia tristezza e non potesse darsi pace finché non avessi ritrovato il mio sorriso e la mia serenità. Ho quindi qui raccolto, per condividere con te che leggi queste pagine, alcuni episodi che ricordo con gratitudine e commozione, certe volte con simpatia e sempre con profondo affetto, nei quali il “Cielo in Persona” si è chinato su di me, affinché potessi oggi entrare nella tua monotonia, malinconia, rabbia, incomprensione o tristezza, dolore e sofferenza e comunicarti la Sua Presenza Viva. Spero e prego di riuscirci e con Amore mi appresto a scrivere un resoconto accurato, anche se parziale e non necessariamente in ordine di tempo, di alcuni episodi che ritengo possano essere “illuminanti” anche per te.
Potrai trovare perciò alcune ripetizioni in forza agli argomenti, che ti parleranno della mia durezza di cuore, della mia difficoltà ad aprirmi e ad accogliere l’insegnamento di Gesù. Potrà capitarti di sentir nascere in te alcuni dubbi e perplessità che ti daranno modo di riflettere. Non so che altro potrebbe capitarti, ma, conoscendo lo Spirito da Cui mi sento animata, sono fiduciosa, poiché “Credo” che tutto concorre al bene di coloro che Amano Dio!
A proposito, al fine di aiutarti a comprendere, o meglio forse “a sentire col cuore” quanto segue, è bene ch’io ti rammenti qualcosa di fondamentale, che non ti ho ancora detto. Il pellegrinaggio, a Medjugorje come altrove, non è mai una magia, sebbene di magia in senso emozionale possa contenerne molta. La Madonna non ti toglie la croce, così come non la tolse a Gesù. Lei ti insegna ad accettarla, cosa che umanamente non è mai facile, e ti aiuta a credere e a sperimentare continuamente che solo percorrendo il tuo calvario quotidiano con fiducia, puoi imparare giorno per giorno cos’è l’Amore e a farne esperienza viva, a sentire in te, sempre di più, il desiderio di vivere con Lui, in Lui e per Lui.
Note Biografiche
Presentazione
Un giorno mi sveglio bambina
La Cura
In viaggio verso la Speranza
La Lista
Simpatia e Consapevolezza
La Verità allo specchio
Il misterioso chiarore della notte
Il Ventaglio e la luna
Dio parla ancora
Per mano nella nebbia
Grandezza e piccolezza
Sognando la Realtà
Frammenti di Cielo
La Bilancia
Ad un passo dall’Infinito
Una luce nel buio
La tua dimensione
La zolla
Croce e Risurrezione
Ciao Cara, ti stavo aspettando!
Il Paradiso è Presente!
Trasparenza di uno sguardo
E la Croce si è accesa!
Il Battesimo dello “Storpio”
Reality
Il mio amico Angelo
Nel Cuore
Cos’è: Vacanza!
Non c’è vita lontano dalla Vita
Le stagioni della vita
Un modo per dire Grazie
Era scritto sui muri...
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