Marcello Stanzione, Laura Cestari
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Questo libro è in sconto speciale perché presenta una piccola ammaccatura sulla copertina dovuta a cattivo maneggiamento nel trasporto. L'interno è perfetto.
Certamente l'apostolo Paolo non conosceva assolutamente l'enneagramma, un metodo di esplorazione della personalità utilizzato per l'autoconoscenza delle proprie compulsioni, delle proprie inclinazioni e vizi, nonchè delle capacità innate di ogni individuo. Eppure le Lettere del santo ci trasmettono un insegnamento estremamente moderno sulla psicologia dell'animo umano, sulle sue grandezze e miserie di fronte alla doppia forza che attrae ogni essere umano.
Questo testo di don Marcello Stanzione, uno dei massimi divulgatori di enneagramma in Italia, e della studiosa di teologia Laura Cestari, oblata benedettina all'Abbazia di San Paolo fuori le Mura in Roma, è veramente unico perché presenta l'insegnamento morale del grande apostolo riguardo ai peccati e alle virtù confrontandolo con le passioni, come sono indicate dalla mappa caratteriologica dell'enneagramma.
Un libro originale, utile, pratico e concreto per coloro che desiderano sul serio crescere spiritualmente ed eticamente imitando San Paolo.
PRESENTAZIONE di Annamaria Maraffa: L'EBREO ORTODOSSO SEDOTTO DA CRISTO
L’infimo degli apostoli, l’aborto, così Paolo si definisce e tuttavia egli si gloria d’essere l’apostolo prescelto.
Pur non avendo conosciuto Gesù da vivo, lo vide in tutta la sua gloria sulla via di Damasco. Attraverso di lui la Chiesa fu introdotta, consolidata e organizzata tra i non ebrei e in tutto il mondo allora conosciuto, quello dell’Impero Romano. È chiamato l’apostolo dei gentili, ossia il principale missionario del Vangelo tra i pagani greci e romani.
La sua famiglia, di stirpe ebraica, abitava a Tarso, città di una certa importanza, ellenizzata, insignita del diritto di cittadinanza romana, celebre per lo stadio, il ginnasio e l’università, non frequentata dal giovane tutto dedito allo studio della Torah.
Discendente dalla tribù di Beniamino, nacque tra il 5 e il 10 d.C. e ricevette il nome di Saulo, come il primo re d’Israele.
Solo in seguito verrà chiamato con il nome romano di Paolo sia dai gentili che evangelizzerà, sia da coloro ai quali indirizzerà le sue epistole.
Ebbe un’educazione accurata di stretta osservanza farisaica, come lui stesso sostiene davanti al sinedrio di Gerusalemme: «Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei» (At 23,6). Da adolescente, infatti, studiò a Gerusalemme alla scuola di Gamaliele, il rabbi fariseo più rinomato dell’epoca. Fu uno studioso modello, accanito conoscitore delle Scritture, legato alle tradizioni degli antichi, ma aperto alla vasta cultura greco-ellenistica. Per vivere da indipendente e non pesare su alcuno si dedicò al lavoro di tessitore.
Gli Atti degli Apostoli lo menzionano la prima volta in occasione della tragica lapidazione di Stefano, avvenuta verso il 34 d.C., dove Saulo figura solo come osservatore consenziente: gli assassini gli avevano consegnato i propri mantelli ed egli diede tutta la sua approvazione al supplizio; non tardò a diventare, con l’entusiasmo e la passione del suo temperamento, un accanito attivista e fanatico persecutore degli adepti del Vangelo.
Più volte alluderà a quello che riteneva un suo dovere: «Ritenni mio dovere compiere molte cose ostili contro il nome di Gesù il Nazareno. Così ho fatto a Gerusalemme: molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con il potere avuto dai capi dei sacerdoti e, quando venivano messi a morte, anche io ho dato il mio voto. In tutte le sinagoghe cercavo spesso di costringerli con le torture a bestemmiare e, nel colmo del mio furore contro di loro, davo loro la caccia perfino nelle città straniere» (At 26,9-11).
La prima persecuzione contro i cristiani aveva costretto gli apostoli e vari membri della comunità di Gerusalemme alla dispersione nelle regioni circostanti, trovando rifugio in particolare nelle città di Antiochia, di Siria e Damasco.
Proprio contro i credenti di quest’ultima località, situata a circa 230 chilometri da Gerusalemme, Paolo sollecitò al sommo sacerdote l’autorizzazione a procedere, munito di lettere credenziali, all’arresto di quanti vi avesse trovato.
Ma questo fariseo ortodosso, convinto avversario e nemico del Vangelo, venne folgorato dalla luce del Cristo risorto sulla via che portava a Damasco: buttato a terra, soccorso da Anania e trasformato in cristiano dal battesimo, divenne il più ardente apostolo di quel Signore che voleva annientare nella persona dei nuovi credenti. Quanti viaggi per terra e per mare compì dopo la sua conversione! Basta solo citarli per rendersi conto di quanto il suo animo si fosse acceso di zelo!
Il tentativo di porre dei punti fermi nella cronologia paolina si scontra con il carattere lacunoso delle fonti disponibili, ma è probabile che si possa datare verso il 36 d.C. l’evento di Damasco e l’incontro con il Signore risorto.
Dopo un biennio trascorso ad Antiochia di Siria, Paolo assieme a Barnaba compie il suo primo viaggio missionario (46-48): si reca a Seleucia, a Salamina e Pafo di Cipro, Perge, Antiochia di Psidia, Iconio, Listra, Derbe, infine ritorna ad Antiochia e partecipa al Concilio di Gerusalemme.
Il secondo viaggio missionario inizia nell’inverno del 49 fino all’estate del 52: attraversata la Siria e la Cilicia, annuncia il Vangelo a Derbe e Listra, quindi in Frigia, Galazia e Misia, infine a Troade, Samotracia, Neapoli, Filippi, Tessalonica, Berea, Atene, Corinto (siamo agli inizi dell’anno 50 o 51).
Nella primavera del 52 è databile la comparizione davanti a Gallione; quindi, s’imbarca per la Siria, giunge ad Efeso, a Cesarea nell’estate del 52 e, salutati i responsabili della Chiesa di Gerusalemme, scende ad Antiochia.
Il terzo viaggio missionario si colloca tra la primavera del 53 e la primavera del 57: rivede la Frigia e la Galazia, quindi si dirige ad Efeso, a Troade, arriva in Macedonia e Grecia, Corinto, salpa da Filippi-Neapoli per Troade, Asson, Mitilene, Samo, Chio, Mileto, Coo, Rodi, Patara, Tiro, trovandosi a Gerusalemme nella Pentecoste del 58.
Dopo l’arresto e la prigionia a Cesarea (58-60), inizia il viaggio via mare verso Roma nell’autunno del 60, toccando Sidone, Myra di Licia, Cnido, Buoni Porti di Creta, Malta nella cosiddetta “Baia di Paolo”, Siracusa, Reggio, Pozzuoli.
Al foro di Appio e alle Tre Taverne incontra alcuni cristiani che lo accompagnano fino a Roma, dove gli viene concesso di abitare per conto suo con un soldato di guardia. Siamo probabilmente nel 62.
Secondo un’antica tradizione, sorta nel tentativo di spiegare alcuni vaghi accenni riportati nelle lettere pastorali, sembra che Paolo abbia poi compiuto un ulteriore viaggio tra il 63 e il 67 in Spagna e forse in Oriente.
Nel 66, però, forse a Nicopoli, fu di nuovo arrestato e condotto a Roma, dove fu lasciato solo dai discepoli: alcuni erano lontani ad evangelizzare nuovi popoli, qualcun altro aveva lasciato la fede di Cristo. Anche i cristiani di Roma, terrorizzati dalla persecuzione, lo avevano abbandonato o quasi, solo Luca era con lui. Paolo, infatti, che presagiva ormai la fine, lanciò un commovente appello a Timoteo: «Io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita... Cerca di venire presto da me, perché Dema mi ha abbandonato, avendo preferito le cose di questo mondo, ed è partito per Tessalonica; Crescente è andato in Galazia, Tito in Dalmazia. Solo Luca è con me. Prendi con te Marco e portalo, perché mi sarà utile per il ministero…» (2Tm 4,6.9-11).
Questa volta il tribunale romano lo condannò a morte perché cristiano. Fu decapitato il 29 giugno di un anno imprecisato, forse il 67, e, per il fatto di essere cittadino romano, gli fu risparmiata la crocifissione.
La sentenza ebbe luogo in una località detta “palude Salvia”, presso Roma (poi detta Tre Fontane, nome derivato dai tre zampilli sgorgati quando la testa mozzata rimbalzò tre volte a terra); i cristiani raccolsero il suo corpo seppellendolo sulla via Ostiense, dove poi è sorta la magnifica Basilica di San Paolo fuori le Mura.
Sicuramente Paolo può essere definito “l’apostolo viaggiatore di Cristo”. Ma a rendere i suoi piedi veloci erano un animo e un corpo arsi d’amore per quel Signore che, riempiendone totalmente i pensieri, gli affetti e le azioni, era divenuto la sua vita: «Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1,21).
Il suo carattere forte e deciso di feroce persecutore dei cristiani non è “morto” con il primo Saulo, ma è stato trasformato dallo Spirito Santo che agendo in lui lo ha reso un ardente evangelizzatore e testimone di Colui che è la Via e la Verità.
Su San Paolo sono state scritte decine di migliaia di libri, ma questo testo di don Marcello Stanzione e di Laura Cestari, oblata benedettina all’Abbazia di San Paolo fuori le Mura in Roma, che presenta l’insegnamento morale del grande apostolo riguardo ai peccati e alle virtù confrontandolo con le passioni, come sono indicate dalla mappa caratteriologica dell’enneagramma, è veramente originale, oltre ad essere estremamente utile, pratico e concreto per coloro che desiderano sul serio crescere spiritualmente ed eticamente imitando San Paolo.
Presentazione
Introduzione
Capitolo 1 - L'Enneagramma: Origine e metodo
Capitolo 2 - I vizi secondo San Paolo e l'Enneagramma
Capitolo 3 - L'Enneagramma delle virtù
Capitolo 4 - L'Enneatipo dell'apostolo
Capitolo 5 - San Paolo e la lotta contro il male
Capitolo 6 - Il peccato
Conclusione - Amare da cristiani: la carità secondo San Paolo e l'Enneagramma
Appendice
Gli autori
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